Virosi del Pinot Grigio
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Le corrette pratiche agronomiche in vigneto sono valide alleate, complementari alla difesa fitosanitaria, e fondamentali per l’ottenimento di uve di qualità.
Fra di esse, la defogliatura della fascia produttiva, ci permette di garantire l’arieggiamento dei grappoli e la penetrazione dei prodotti fitosanitari all’interno della chioma durante i trattamenti. Il microclima più asciutto e ventilato che si crea all’interno della chioma è meno favorevole alla proliferazione di patologie fungine (peronospora, oidio, botrite) e di insetti patogeni quali cocciniglie, tignole e cicaline. Agrea ( centro per la ricerca e sperimentazione in agricoltura) nel 2013 eseguì una prova di defogliatura in post-fioritura su Chardonnay che dimostrò un’incidenza di botrite dimezzata in fase di raccolta rispetto al testimone non defogliato (Informatore Agrario, supplemento n.1 al n. 21/2014).
Procedimento e tempistiche
Per le varietà a bacca bianca e quelle a grappolo compatto è da prediligere la defogliatura precoce in post-fioritura. Intervenendo in questo stadio fenologico si minimizzano i possibili danni da scottature a carico degli acini. Può essere opportuno defogliare solamente il lato meno esposto della parete (est-nord) specie se le previsioni meteo annunciano clima molto caldo e afoso. Per limitare i danni da scottature è possibile anche effettuare un trattamento a base di caolino sulla fascia produttiva subito dopo l’operazione di defogliatura.
Accorgimenti importanti
Nel caso si effettui la defogliatura manuale è consigliabile “svuotare” l’interno della chioma in corrispondenza della fascia dei grappoli asportando soprattutto le foglie di grandi dimensioni sia interne che esterne, cercando però di non esporre i grappoli alla radiazione solare diretta.
Nel caso della defogliatura meccanica si sono osservati risultati interessanti con l’utilizzo di macchine a getto d’aria al termine della fase di fioritura, specialmente su varietà a grappolo compatto. L’obbiettivo principale è la pulizia del grappolo dai residui fiorali (caliptre) ormai da tempo indicati come principale fonte di inoculo di botrite.